TEMA
Cividale del Friuli è una cittadina dove si trovano testimonianze archeologiche celtiche, romane e longobarde. In particolare fu capitale di una dei ducati longobardi e molte delle opere di quel periodo attualmente visitabili possono considerarsi paradigmatiche dello stile longobardo tanto da essere sui diversi manuali di Storia dell’arte.
COMPITO
Un tour operator ti incarica di creare una guida turistica della Cividale longobarda specifica per ragazzi. Bisognerà quindi proporre uno o più itinerari significativì da percorrere a piedi o in bici e rendere accattivanti i monumenti e le opere oggetto di visita attraverso racconti, giochi , ecc..
Bisognerà quindi produrre un vero e propria guida di dieci pagine circa.
PROCEDIMENTO
Dividersi in piccoli gruppi.
Nei gruppi ad ognuno verrà assegnato un compito specifico:
1. definire i monumenti e le opere significative
2. raccogliere tutte le informazioni per raggiungere i siti: indirizzi, mezzi di trasporto, ecc…
3. raccogliere le informazioni relative agli accessi ai servizi
4. Sviluppare giochi e racconti per rendere accattivante la visita
5. strutturare graficamente la guida
SITOGRAFIA
http://www.cividale.net
http://www.natisone.it/
http://www.longobardia.it/
http://www.turismofvg.it
BIBLIOGRAFIA
G. Cricco e F. Di Teodoro, Longobardi. Cattolicizzazione e romanizzazione di una stirpe bellicosa in Itinerari nell’arte vol.I, I, Zanichelli 2005
A. Tagliaferrri, I Longobardi, Arti grafiche friulane, 2000
M. Brozzi, Il Ducato longobardo del Friuli, Arti grafiche friulane,1987
mercoledì 25 febbraio 2009
I longobardi
Altare di Ratchis
Descrizione della struttura
Parallelepipedo composto da quattro lastre decorate lungo che presenta un’iscrizione dedicatoria sul bordo superiore.
L’altare presenta: La maiestas Domini,La visitazione,L’adorazione dei Magi
Scheda dell’opera
Titolo: Altare di Ratchis
Funzione: arredo liturgico con funzione funeraria e commemorativa
Data: 739/744 - periodo in cui Ratchis resse il ducato friulano
Autore: sconosciuto
Materiali e tecniche: rilievo su pietra d’Istria
Committente: Duca Ratchis
Collocazione originaria: Chiesa di San Giovanni Battista
Collocazione attuale: Museo Cristiano di Cividale del Friuli
Maiestas Domini
Lastra centrale, faccia verso i fedeli, presenta la Maiestas Domini o maestà di Dio
Descrizione del soggetto:
Quattro angeli dalle lunghe braccia sorreggo ed innalzano verso il cielo una mandorla, formata da una corona di palme entro il quale è rilevate Gesù Cristo, giovane ed imberbe, nimbato e seduto, con la mano destra alzata in atteggiamento benedicente mentre con la sinistra regge un rotolo, affiancato da due cherubini.
Sopra la testa, interrompe l’ovale della mandorla la mano del Parde. Stelle, rosette e croci alludono all’empireo, mentre la lastra è riquadrata da fuseruole e astragali di derivazione classica.
Descrizione dello stile:
In queste scene le figure sono fortemente bidimensionali e poco chiaroscurate, con un netto distacco della parte scolpita rispetto allo sfondo, come un disegno a rilievo.
Tutte le figure che compaiono sull’altare, hanno il volto piriforme (tendono ad assottigliarsi verso il mento e ad allargarsi verso la fronte, il punto in cui si trova la ragione, la parte più nobile dell'uomo) il naso prolungato a forma di triangolo, gli occhi ovali, la bocca che si incurva sul mento. Non vengono quindi individuate le une rispetto alle altre, ma sono raffigurate in modo similare.
Le figure rappresentate hanno dimensioni differenti: Gesù è molto più grande degli angeli che lo spingono verso il cielo. Questo perché l’arte longobarda rappresentava in prospettiva gerarchica. Le figure più importanti venivano descritte molto più grandi delle subalterne, indipendentemente dalla loro collocazione nello spazio.
Presentano inoltre presentano numerose deformazioni, come negli angeli che sorreggono il Cristo in maestà, dalle mani vistosamente grandi. Anche qui l’elemento rappresentato
L'antinaturalismo, diversamente dall'arte bizantina ove esprime l'idea piuttosto che la concretezza, lo spirito piuttosto che la materia, qui ha una valenza espressionistica.
L’Epifania
Sul lato destro dell’altare è descritta l’Epifania o Adorazione dei Magi
Descrizione del soggetto
La vergine seduta sul trono è indicata da una croce, tiene sulle ginocchia Gesù Bambino che protende le mani nell’accettazione dei doni che recano i Re Magi. Più che oro, incenso e mirra essi sembrano offrire corone trionfali. Secondo gli schemi tradizionali il ripetersi dei gesti dei tre viene interrotto dall’inchinarsi di uno di essi.
I magi, senza distinzione di razza, con un turbante in testa, indossano una corta tunica. Un angelo in posizione orizzontale, l i sovrasta ed indica con la mano destra Gesù. Dietro il trono della vergine è posta una figura in piedi in atteggiamento di profondo raccoglimento.
Epifania: manifestazione di Dio
Re Magi: l’episodio dell’omaggio dei tre Re Magi a Gesù appena nato è narrato in numerose fonti sacre come il Vangelo di Matteo. Questi, nell’arte medioevale sono re di aspetto occidentale e generalmente offrono oro,simbolo di regalità, incenso, simbolo di mistero sacerdotale e mirra,simbolo dell’incarnazione di Dio.
Descrizione dello stile:
In queste scene le figure sono fortemente bidimensionali e poco chiaroscurate, con un netto distacco della parte scolpita rispetto allo sfondo, come un disegno a rilievo.
I volti mantengono le caratteristiche di quelli viti nella lastra principale: sono piriformi, hanno il naso prolungato a forma di triangolo, gli occhi ovali, la bocca che si incurva sul mento. Sono schematici
La prospettiva gerarchica è evidente confrontando le dimensioni dei corpi dei Magi con la Madonna.
Sono contemporaneamente presenti diverse visioni della scena.Ea esempio il trono della Madonna è visto di lato fin sulla sommità quando invece diviene frontale e ci presenta un regale arco a tutto sesto.
Visitazione di Maria
Sul fianco sinistro à rappresentato l’episodio del la visitazione di Maria
Descrizione del soggetto
Sotto due archetti, la Vergine, sempre indicata con una croce sulla fronte, abbraccia S. Elisabetta: entrambe hanno il capo coperto da un velo. Sotto il terzo arco, è rilevata una palma. Ornati a treccia riquadrano la scena.
Visitazione: l’episodio della visitazione, detto anche incontro tra Maria ed Elisabetta, è narrato al Vangelo di Luca. Egli racconta l’incontro tra le due cugine entrambe in gravidanza, mentre l’una attendeva Gesù e l’altra San Giovanni Evangelista. All’arrivo di Maria da Elisabetta questa sente sussultare il bambino in grembo ed esclama: “Benedetta sei tu tra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno”.
L’incontro è rappresentato frequentemente come l’abbraccio di due donne.
Descrizione dello stile:
In queste scene le figure sono fortemente bidimensionali e poco chiaroscurate, con un netto distacco della parte scolpita rispetto allo sfondo, come un disegno a rilievo.
Tutte le altre figure che compaiono sull’altare, ha il volto piriforme (tendono ad assottigliarsi verso il mento e ad allargarsi verso la fronte, il punto in cui si trova la ragione, la parte più nobile dell'uomo) il naso prolungato a forma di triangolo, gli occhi ovali, la bocca che si incurva sul mento. Non vengono quindi individuate le une rispetto alle altre, ma sono raffigurate in modo similare.
Prospettiva gerarchica
Presentano inoltre presentano numerose deformazioni, come negli angeli che sorreggono il Cristo in maestà, dalle mani vistosamente grandi.
L'antinaturalismo, diversamente dall'arte bizantina ove esprime l'idea piuttosto che la concretezza, lo spirito piuttosto che la materia, qui ha una valenza espressionistica.
Lastra posteriore
Sulla lastra superiore sono scolpite due grandi croci impreziosite da rombi e quadrati, imitanti pietre preziose, e da una croce al centro. Sotto l’apertura delle reliquie inscritta in un cerchio grigliato è inscritta una stella a cinque punte, stilizzazione del monogramma costantiniano. Due rosette sono poste ai lati esterni della lastra, delimitata da fuseruole e trecce a quattro capi.
Il regno dei Franchi
Durante l'Alto Medioevo, tra il 500 e il 1000, apparve una nuova forma di governo. In origine si trattava di un governo germanico. Roma aveva costruito il suo governo attorno a un imperatore e ad una burocrazia amministrativa evoluta ed estesa. I Germani avevano un concetto diverso di Governo. Si era evoluto il concetto di regno: il re doveva costantemente muoversi nelle sue terre per mostrarsi ai suoi sudditi e dimostrare ad essi il suo valore. Mentre ciò avveniva la chiesa era sempre più controllata dall'elite delle persone istruite. Queste elite fornivano i funzionari necessari per le amministrazioni civili e le autorità religiose. Mentre la chiesa preservava la cultura latina e romana, i Germani letteralmente cambiavano la chiesa incorporandola nella loro società. I Franchi espansero il loro territorio verso ovest, dalla Germania in quello che ora è la Francia. Anche se essi rimanevano legati alle tradizioni delle loro terre d'origine, mano mano che penetravano nella Gallia perdevano in parte le loro caratteristiche di Germani. In altre parole i loro costumi ed istituzioni cambiavano man mano che essi si allontanavano dalle loro terre d'origine. I Franchi e altre tribù germaniche non erano mai stati assorbiti completamente dal mondo romano, piuttosto essi avevano aggiunto a quel mondo un'impronta germanica. E come vedremo lo stesso feudalesimo nascerà da questa combinazione di costumi germanici e leggi romane.
Il reale impatto dei Franchi sull'Europa occidentale data a partire dall'anno 481, quando il re dei Franchi Clodoveo (465-511) prese il trono. Quando prese il potere, Clodoveo aveva appena 15 anni. Ciò malgrado era un re ambizioso, abile e decisamente spietato. Tra il 486 e il 511, Clodoveo conquistò alcune province ancora governate da patrizi romani. Egli distrusse anche i regni degli Alemanni, dei Burgundi e dei Visigoti in Gallia. L'evento più significativo del suo regno fu la sua conversione al cristianesimo, dietro la spinta della moglie Clotilde. Clodoveo si paragonò a Costantino, l'altro monarca che aveva sperimentato una conversione. I suoi successori e i suoi leali sudditi seguirono il suo esempio e abbracciarono il cristianesimo romano. Clodoveo trasformò le sue guerre di aggressione in guerre sante. Queste guerre erano contro gli eretici e i pagani, e i Franchi furono considerati dal papa difensori della fede. Così a partire dalla sua conversione e fino alla sua morte la storia dei Franchi fu inestricabilmente connessa con la chiesa di Roma. Quando Clodoveo morì nel 511, la Gallia divenne teatro di numerose guerre civili. La causa di queste guerre civili era nella legge franca dell'eredità. La legge era fatta in questo modo: se un uomo con quattro figli moriva, la sua terra era divisa in quattro parti uguali. Ciascun figlio avrebbe avuto la terra solo in uso e non in possesso. Nessuno avrebbe potuto considerare la terra come una proprietà privata. In altre parole la legge specificava uso e non proprietà o possesso. Questa stessa legge fu applicata al potere reale. Il regno franco fu considerato come il più vasto stato che poteva essere diviso a scopo amministrativo. Questo schema era terreno fertile di conflitti. Spesso un governante abile e brillante viene seguito da un governante di minore qualità. Dopo Clodoveo nessun successore eguagliò il suo potere o la sua influenza. A partire dal 640 la dinastia Merovingia, stabilizzata da Clodoveo, rapidamente declinò. Le finanze erano fuori controllo, le terre erano continuamente divise, il potere politico era nelle mani dei maggiordomi di Palazzo. A partire dal VII secolo la carica di Maggiordomo divenne ereditaria. Questi maggiordomi ereditari erano gli antenati di Carlo Magno. I Carolingi ereditarono un paese che conservava alcune caratteristiche dell'amministrazione romana, e specificatamente leggi e sistema di tassazione.
Il reale impatto dei Franchi sull'Europa occidentale data a partire dall'anno 481, quando il re dei Franchi Clodoveo (465-511) prese il trono. Quando prese il potere, Clodoveo aveva appena 15 anni. Ciò malgrado era un re ambizioso, abile e decisamente spietato. Tra il 486 e il 511, Clodoveo conquistò alcune province ancora governate da patrizi romani. Egli distrusse anche i regni degli Alemanni, dei Burgundi e dei Visigoti in Gallia. L'evento più significativo del suo regno fu la sua conversione al cristianesimo, dietro la spinta della moglie Clotilde. Clodoveo si paragonò a Costantino, l'altro monarca che aveva sperimentato una conversione. I suoi successori e i suoi leali sudditi seguirono il suo esempio e abbracciarono il cristianesimo romano. Clodoveo trasformò le sue guerre di aggressione in guerre sante. Queste guerre erano contro gli eretici e i pagani, e i Franchi furono considerati dal papa difensori della fede. Così a partire dalla sua conversione e fino alla sua morte la storia dei Franchi fu inestricabilmente connessa con la chiesa di Roma. Quando Clodoveo morì nel 511, la Gallia divenne teatro di numerose guerre civili. La causa di queste guerre civili era nella legge franca dell'eredità. La legge era fatta in questo modo: se un uomo con quattro figli moriva, la sua terra era divisa in quattro parti uguali. Ciascun figlio avrebbe avuto la terra solo in uso e non in possesso. Nessuno avrebbe potuto considerare la terra come una proprietà privata. In altre parole la legge specificava uso e non proprietà o possesso. Questa stessa legge fu applicata al potere reale. Il regno franco fu considerato come il più vasto stato che poteva essere diviso a scopo amministrativo. Questo schema era terreno fertile di conflitti. Spesso un governante abile e brillante viene seguito da un governante di minore qualità. Dopo Clodoveo nessun successore eguagliò il suo potere o la sua influenza. A partire dal 640 la dinastia Merovingia, stabilizzata da Clodoveo, rapidamente declinò. Le finanze erano fuori controllo, le terre erano continuamente divise, il potere politico era nelle mani dei maggiordomi di Palazzo. A partire dal VII secolo la carica di Maggiordomo divenne ereditaria. Questi maggiordomi ereditari erano gli antenati di Carlo Magno. I Carolingi ereditarono un paese che conservava alcune caratteristiche dell'amministrazione romana, e specificatamente leggi e sistema di tassazione.
I Longobardi
I Longobardi
Antico popolo germanico. Dal I secolo a.C. i Longobardi ebbero sede lungo il basso corso dell'Elba. Dopo oscure migrazioni fu loro permesso nel 547 da Giustiniano di stanziarsi in Pannonia e nel Norico (Ungheria e Austria). Nel 568 sotto la guida di Alboino invasero il Nord Italia e fondarono un regno con capitale Pavia. Essi presto penetrarono profondamente nell'Italia centrale e meridionale, ma Ravenna, la Pentapoli (Rimini, Ancona, Fano, Pesaro e Senigallia), e molte delle coste rimasero in mano ai Bizantini, mentre Roma e il patrimonio di San Pietro rimanevano in mano al papa. Dopo la morte di Alboino nel 572 ed il breve regno di Clefi (morto nel 575) nessun re fu eletto e l'Italia longobarda fu divisa fra 36 ducati. I duchi longobardi di Spoleto e di Benevento si resero completamente indipendendti. Nel 584 i nobili Longobardi si unirono per eleggere il figlio di Clefi, Autari, come nuovo re allo scopo di affrontare con più forza i Franchi, i Bizantini e il Papa.
Il regno longobardo raggiunse il massimo della sua potenza nel VII ed VIII secolo. Il paganesimo e l'Arianesimo che erano all'inizio prevalenti tra i Longobardi, gradualmente cedettero il posto al cattolicesimo. La cultura romana e la lingua latina furono accettate e i vescovi cattolici emergevano come autorità politiche nelle città. Le leggi longobarde combinavano le tradizioni germaniche e romane. Il re Liutprando (712-44) consolidò il regno attraverso la sua legislazione e ridusse in vassallaggio i ducati di Spoleto e Benevento. Uno dei suoi successori, Astolfo, prese Ravenna nel 751, e minacciò Roma. Il papa Stefano II si appellò al re franco Pipino il Breve, il quale invase l'Italia; i Longobardi persero dei territori che costituirono la donazione di Pipino al Papa. Dopo la morte di Astolfo il re Desiderio rinnovò l'attacco a Roma nel 772. Carlo Magno, successore di Pipino, intervenne, sconfisse i Longobardi, fu incoronato nel 774 con la corona dei Longobardi a Pavia. Del regno longobardo rimase solo il ducato di Benevento, che fu conquistato dai Normanni nell'XI secolo. La corona ferrea dei re longobardi (ora conservata a Monza) fu anche usata per l'incoronazione nel 951 di Ottone I (il primo santo imperatore romano) come re d'Italia e per l'incoronamento di molti imperatori successivi. I Longobardi lasciarono il loro nome alla regione Lombardia. Il principale storico dei LOngobardi fu Paolo Diacono.
I LONGOBARDI IN ITALIA
Non erano passati 15 anni dalla conquista bizantina, quando nel 568 i Longobardi penetrarono in Italia attraverso il Friuli.
Alboino, re dei Longobardi, dopo una lotta lunga ed accanita, si era impadronito della Pannonia, uccidendo il re stesso dei Gèpidi, Cunimondo; ma in seguito preferì prendere la via dell'Italia.
I Longobardi che scesero in Italia erano, circa 120.000, di cui metà circa gli armati, e l'altra metà donne e fanciulli.
Facile fu la conquista, favorita dallo spopolamento dell'Italia per le pestilenze e le carestie; dal malcontento della popolazione per il fiscalismo bizantino; dalla nessuna resistenza opposta dai Bizantini, che, non avendo forze sufficienti, si rinchiusero in Ravenna.
La prima città occupata fu Cividale (Forum Iulii), centro del sistema di fortificazione nord-orientale, ove Alboino lasciò il nipote Gisulfo come duca del Friuli; poi Aquileia, il cui patriarca fuggi con la popolazione a Grado sulle ben difese isole della laguna; e infine, dopo varie città del Veneto e della Lombardia, fu occupata Pavia, che resistette per oltre tre anni, e divenne la capitale del regno longobardo in Italia.
La conquista longobarda fu, a differenza di quelle precedenti, singolarmente violenta e feroce.
I Longobardi non si limitarono a prendere per sé il terzo delle. terre, ma confiscarono i latifondi dei più ricchi proprietari, dei quali moltissimi furono uccisi; furono prese le terre di proprietà dello stato e della Chiesa; furono asserviti, e forse ridotti a vera e propria schiavitù gli Italiani. Anche tutto il vecchio ordinamento politico-amministrativo dei Romani, che le invasioni precedenti avevano rispettato, fu distrutto e sostituito col nuovo sistema dei ducati. A capo dello stato era il re, e sotto il re erano i duchi, cioè i capi dei vari gruppi longobardi che avevano partecipato alla conquista, e ai quali Alboino aveva distribuito le terre conquistate.
I duchi godevano della più ampia autonomia, nonostante che il re cercasse di limitarne il potere, ponendo accanto ad essi un gastaldo, o amministratore del patrimonio regio del ducato.
RE LONGOBARDI DA ALBOINO A LIUTPRANDO
Alboino non godette a lungo il frutto della sua impresa. Secondo il racconto di Paolo Diacono, la moglie Rosmunda, figlia dell'ucciso re dei Gèpidi, costretta dal re a bere nel cranio del proprio padre, ordì una congiura, e con l'aiuto di Elmichi, fratello di latte del re, uccise nel sonno il marito (573).
Clefi (573-574), duca di Bergamo, successo ad Alboino, fu anch'egli ucciso dopo appena un anno di regno.
I duchi, alla sua morte, non si accordarono nell'elezione del successore, e fecero seguire un interregno di dieci anni (574-584), durante i quali governarono come altrettanti piccoli re nei loro ducati.
Autari (584-590), figlio di Clefi, fu infine proclamato re in seguito a una invasione dei Franchi, alleati coi Bizantini; e, per consolidare la sua posizione, i duchi, gli cedettero la metà dei propri possedimenti fondiari.
Autari assunse il nome romano di Flavio, e mirò a rafforzare l'autorità regia per poter respingere i nemici esterni ed estendere il dominio longobardo anche al resto della penisola. Egli riuscì infatti a respingere più volte i Franchi, ed a giungere sino all'estrema Calabria. Si unì in matrimonio con Teodolinda, figlia del duca di Baviera e cattolica di religione. L'azione di Teodolinda fu abbastanza determinante nella conversione del suo popolo al cattolicesimo.
Agilulfo (590-615), duca di Torino e secondo marito di Teodolinda, riprese il programma di Autari, rafforzando il potere regio, respingendo i nemici esterni ed estendendo il dominio longobardo su altre terre dei Bizantini, fino a minacciare la stessa Roma.
Era allora pontefice Gregorio Magno, il quale, dopo lunghe trattative, riuscì a far concludere una tregua tra Longobardi e Bizantini, e, con l'aiuto della regina Teodolinda, iniziò la conversione dei Longobardi ariani al cattolicesimo.
Nel 603 il figlio del re, Adaloaldo, ricevette il battesimo cattolico nella chiesa di San Giovanni in Monza; e qualche anno più tardi lo stesso re Agilulfo, secondo Paolo Diacono, si sarebbe convertito con tutta la sua corte.
Col favore del re il monaco irlandese Colombano fondò il celebre monastero di Bobbio, che divenne uno dei più attivi centri di vita religiosa e culturale.
Adaloaldo (615-625), ancora tredicenne, successe al padre sotto la reggenza della madre Teodolinda, ma dopo non molto venne assassinato dal cognato Arioaldo, e la madre non tardò a seguire il figlio nella tomba.
Arioaldo (625-636), duca di Torino e marito di Gundeberga (figlia di Teodolinda), fu considerato come un usurpatore, e ritornò, contro l'esempio dei suoi predecessori, all'eresia ariana.
Ròtari (636-652), duca di Brescia, e secondo marito di Gundeberga, continuò la vecchia politica dei re longobardi, rafforzando con energia il potere regio ed estendendo il dominio longobardo sulla Liguria e sulla Sardegna. Egli è inoltre famoso per il suo editto, (643) redatto in latino, ma che, a differenza di quello di Teodorico, pur risentendo del diritto romano, rispecchia ancora gli usi e i costumi germanici (fàida, guidrigildo, ordalia, mundioI ecc.).
I numerosi Longobardi, che si succedettero al trono da Ròtari a Liutprando (652-712) , furono anch'essi più o meno alle prese coi Bizantini, finché fu stretta con l'impero d'Oriente una pace durevole, nella quale il regno longobardo, che fino allora era stato considerato come una usurpazione, ottenne finalmente il proprio riconoscimento.
La pace, naturalmente, favorì il processo di romanizzazione dei Longobardi
Antico popolo germanico. Dal I secolo a.C. i Longobardi ebbero sede lungo il basso corso dell'Elba. Dopo oscure migrazioni fu loro permesso nel 547 da Giustiniano di stanziarsi in Pannonia e nel Norico (Ungheria e Austria). Nel 568 sotto la guida di Alboino invasero il Nord Italia e fondarono un regno con capitale Pavia. Essi presto penetrarono profondamente nell'Italia centrale e meridionale, ma Ravenna, la Pentapoli (Rimini, Ancona, Fano, Pesaro e Senigallia), e molte delle coste rimasero in mano ai Bizantini, mentre Roma e il patrimonio di San Pietro rimanevano in mano al papa. Dopo la morte di Alboino nel 572 ed il breve regno di Clefi (morto nel 575) nessun re fu eletto e l'Italia longobarda fu divisa fra 36 ducati. I duchi longobardi di Spoleto e di Benevento si resero completamente indipendendti. Nel 584 i nobili Longobardi si unirono per eleggere il figlio di Clefi, Autari, come nuovo re allo scopo di affrontare con più forza i Franchi, i Bizantini e il Papa.
Il regno longobardo raggiunse il massimo della sua potenza nel VII ed VIII secolo. Il paganesimo e l'Arianesimo che erano all'inizio prevalenti tra i Longobardi, gradualmente cedettero il posto al cattolicesimo. La cultura romana e la lingua latina furono accettate e i vescovi cattolici emergevano come autorità politiche nelle città. Le leggi longobarde combinavano le tradizioni germaniche e romane. Il re Liutprando (712-44) consolidò il regno attraverso la sua legislazione e ridusse in vassallaggio i ducati di Spoleto e Benevento. Uno dei suoi successori, Astolfo, prese Ravenna nel 751, e minacciò Roma. Il papa Stefano II si appellò al re franco Pipino il Breve, il quale invase l'Italia; i Longobardi persero dei territori che costituirono la donazione di Pipino al Papa. Dopo la morte di Astolfo il re Desiderio rinnovò l'attacco a Roma nel 772. Carlo Magno, successore di Pipino, intervenne, sconfisse i Longobardi, fu incoronato nel 774 con la corona dei Longobardi a Pavia. Del regno longobardo rimase solo il ducato di Benevento, che fu conquistato dai Normanni nell'XI secolo. La corona ferrea dei re longobardi (ora conservata a Monza) fu anche usata per l'incoronazione nel 951 di Ottone I (il primo santo imperatore romano) come re d'Italia e per l'incoronamento di molti imperatori successivi. I Longobardi lasciarono il loro nome alla regione Lombardia. Il principale storico dei LOngobardi fu Paolo Diacono.
I LONGOBARDI IN ITALIA
Non erano passati 15 anni dalla conquista bizantina, quando nel 568 i Longobardi penetrarono in Italia attraverso il Friuli.
Alboino, re dei Longobardi, dopo una lotta lunga ed accanita, si era impadronito della Pannonia, uccidendo il re stesso dei Gèpidi, Cunimondo; ma in seguito preferì prendere la via dell'Italia.
I Longobardi che scesero in Italia erano, circa 120.000, di cui metà circa gli armati, e l'altra metà donne e fanciulli.
Facile fu la conquista, favorita dallo spopolamento dell'Italia per le pestilenze e le carestie; dal malcontento della popolazione per il fiscalismo bizantino; dalla nessuna resistenza opposta dai Bizantini, che, non avendo forze sufficienti, si rinchiusero in Ravenna.
La prima città occupata fu Cividale (Forum Iulii), centro del sistema di fortificazione nord-orientale, ove Alboino lasciò il nipote Gisulfo come duca del Friuli; poi Aquileia, il cui patriarca fuggi con la popolazione a Grado sulle ben difese isole della laguna; e infine, dopo varie città del Veneto e della Lombardia, fu occupata Pavia, che resistette per oltre tre anni, e divenne la capitale del regno longobardo in Italia.
La conquista longobarda fu, a differenza di quelle precedenti, singolarmente violenta e feroce.
I Longobardi non si limitarono a prendere per sé il terzo delle. terre, ma confiscarono i latifondi dei più ricchi proprietari, dei quali moltissimi furono uccisi; furono prese le terre di proprietà dello stato e della Chiesa; furono asserviti, e forse ridotti a vera e propria schiavitù gli Italiani. Anche tutto il vecchio ordinamento politico-amministrativo dei Romani, che le invasioni precedenti avevano rispettato, fu distrutto e sostituito col nuovo sistema dei ducati. A capo dello stato era il re, e sotto il re erano i duchi, cioè i capi dei vari gruppi longobardi che avevano partecipato alla conquista, e ai quali Alboino aveva distribuito le terre conquistate.
I duchi godevano della più ampia autonomia, nonostante che il re cercasse di limitarne il potere, ponendo accanto ad essi un gastaldo, o amministratore del patrimonio regio del ducato.
RE LONGOBARDI DA ALBOINO A LIUTPRANDO
Alboino non godette a lungo il frutto della sua impresa. Secondo il racconto di Paolo Diacono, la moglie Rosmunda, figlia dell'ucciso re dei Gèpidi, costretta dal re a bere nel cranio del proprio padre, ordì una congiura, e con l'aiuto di Elmichi, fratello di latte del re, uccise nel sonno il marito (573).
Clefi (573-574), duca di Bergamo, successo ad Alboino, fu anch'egli ucciso dopo appena un anno di regno.
I duchi, alla sua morte, non si accordarono nell'elezione del successore, e fecero seguire un interregno di dieci anni (574-584), durante i quali governarono come altrettanti piccoli re nei loro ducati.
Autari (584-590), figlio di Clefi, fu infine proclamato re in seguito a una invasione dei Franchi, alleati coi Bizantini; e, per consolidare la sua posizione, i duchi, gli cedettero la metà dei propri possedimenti fondiari.
Autari assunse il nome romano di Flavio, e mirò a rafforzare l'autorità regia per poter respingere i nemici esterni ed estendere il dominio longobardo anche al resto della penisola. Egli riuscì infatti a respingere più volte i Franchi, ed a giungere sino all'estrema Calabria. Si unì in matrimonio con Teodolinda, figlia del duca di Baviera e cattolica di religione. L'azione di Teodolinda fu abbastanza determinante nella conversione del suo popolo al cattolicesimo.
Agilulfo (590-615), duca di Torino e secondo marito di Teodolinda, riprese il programma di Autari, rafforzando il potere regio, respingendo i nemici esterni ed estendendo il dominio longobardo su altre terre dei Bizantini, fino a minacciare la stessa Roma.
Era allora pontefice Gregorio Magno, il quale, dopo lunghe trattative, riuscì a far concludere una tregua tra Longobardi e Bizantini, e, con l'aiuto della regina Teodolinda, iniziò la conversione dei Longobardi ariani al cattolicesimo.
Nel 603 il figlio del re, Adaloaldo, ricevette il battesimo cattolico nella chiesa di San Giovanni in Monza; e qualche anno più tardi lo stesso re Agilulfo, secondo Paolo Diacono, si sarebbe convertito con tutta la sua corte.
Col favore del re il monaco irlandese Colombano fondò il celebre monastero di Bobbio, che divenne uno dei più attivi centri di vita religiosa e culturale.
Adaloaldo (615-625), ancora tredicenne, successe al padre sotto la reggenza della madre Teodolinda, ma dopo non molto venne assassinato dal cognato Arioaldo, e la madre non tardò a seguire il figlio nella tomba.
Arioaldo (625-636), duca di Torino e marito di Gundeberga (figlia di Teodolinda), fu considerato come un usurpatore, e ritornò, contro l'esempio dei suoi predecessori, all'eresia ariana.
Ròtari (636-652), duca di Brescia, e secondo marito di Gundeberga, continuò la vecchia politica dei re longobardi, rafforzando con energia il potere regio ed estendendo il dominio longobardo sulla Liguria e sulla Sardegna. Egli è inoltre famoso per il suo editto, (643) redatto in latino, ma che, a differenza di quello di Teodorico, pur risentendo del diritto romano, rispecchia ancora gli usi e i costumi germanici (fàida, guidrigildo, ordalia, mundioI ecc.).
I numerosi Longobardi, che si succedettero al trono da Ròtari a Liutprando (652-712) , furono anch'essi più o meno alle prese coi Bizantini, finché fu stretta con l'impero d'Oriente una pace durevole, nella quale il regno longobardo, che fino allora era stato considerato come una usurpazione, ottenne finalmente il proprio riconoscimento.
La pace, naturalmente, favorì il processo di romanizzazione dei Longobardi
domenica 22 febbraio 2009
Presentazione
Con il termine arte barbara o barbarica si individua il complesso di espressioni artistiche fiorite, in area occidentale, tra la tarda antichità e l'Alto Medioevo (dal V al IX secolo), cioè nel periodo delle invasioni barbariche.
Documentata da numerosi monumenti in Italia, Germania, Francia e Spagna, quest'arte è derivata da quella propria dei nomadi asiatici, come dimostrano le scoperte archeologiche avvenute in Siberia, in Russia ed in altre regioni di quel continente.
L'influsso esercitato dall'arte barbarica sulle varie manifestazioni artistiche europee dei secoli successivi è notevole. Motivo caratteristico è la deformazione decorativa degli elementi naturali, molto stilizzati, a volte ridotti a rnato geometrico ed applicata a sculture, gioielli, armi, mosaici.
Ampie tracce dell'arte dei popoli germanici si ritrovano nei corredi funebri. Infatti questi tenevano molto all'abbigliamento ed oggi la loro arte è documentata da fibule (fibbie) provenienti da Nocera Umbra e Gualdo Tadino. Vi si distinguono decorazioni di animali stilizzati, ripetuti simmetricamente e scomposti. Questa concezione artistica è totalmente astratta, non riconducibile a nulla che avesse un passato in Italia.
Viene ricompresa in questa suddivisione della storia dell'arte anche l'espressione artistica che si sviluppò in Irlanda, territorio rimasto all'esterno dell'impero romano e non soggetto alle invasioni barbariche. Evento determinante fu la cristianizzazione ad opera di san Patrizio, a cui seguì lo sviluppo di una caratteristica forma di monachesimo. I monasteri irlandesi furono al centro della cosiddetta arte insulare e si specializzarono nella miniatura, producendo decorazioni caratterizzate dai soliti motivi geometrico-astratti di stilizzazione delle forme naturali.
Documentata da numerosi monumenti in Italia, Germania, Francia e Spagna, quest'arte è derivata da quella propria dei nomadi asiatici, come dimostrano le scoperte archeologiche avvenute in Siberia, in Russia ed in altre regioni di quel continente.
L'influsso esercitato dall'arte barbarica sulle varie manifestazioni artistiche europee dei secoli successivi è notevole. Motivo caratteristico è la deformazione decorativa degli elementi naturali, molto stilizzati, a volte ridotti a rnato geometrico ed applicata a sculture, gioielli, armi, mosaici.
Ampie tracce dell'arte dei popoli germanici si ritrovano nei corredi funebri. Infatti questi tenevano molto all'abbigliamento ed oggi la loro arte è documentata da fibule (fibbie) provenienti da Nocera Umbra e Gualdo Tadino. Vi si distinguono decorazioni di animali stilizzati, ripetuti simmetricamente e scomposti. Questa concezione artistica è totalmente astratta, non riconducibile a nulla che avesse un passato in Italia.
Viene ricompresa in questa suddivisione della storia dell'arte anche l'espressione artistica che si sviluppò in Irlanda, territorio rimasto all'esterno dell'impero romano e non soggetto alle invasioni barbariche. Evento determinante fu la cristianizzazione ad opera di san Patrizio, a cui seguì lo sviluppo di una caratteristica forma di monachesimo. I monasteri irlandesi furono al centro della cosiddetta arte insulare e si specializzarono nella miniatura, producendo decorazioni caratterizzate dai soliti motivi geometrico-astratti di stilizzazione delle forme naturali.
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